Karma, coltivare la propra vita

Il significato del karma.

Di Andrew Olendzki – The Buddhist Tricycle Autunno 2019

Il termine sanscrito karma viene tradotta con “azione volta ad un fine”.
Oggi è comunemente usato nelle lingue occidentali per indicare il destino o la fortuna, ma il Buddha ha specificato che non è ciò intendeva. Piuttosto, egli intendeva il karma come una legge naturale che descrive il funzionamento di causa ed effetto. Ogni azione è condizionata da un insieme interdipendente di azioni precedenti ed ogni azione attuale genera una successione di azioni risultanti.
La scienza lo ha utilizzato per descrivere il mondo materiale; il Buddha ne ha evidenziato il significato nell’ambito della psicologia umana.

La mente è sempre in funzione producendo karma

Le persone agiscono in tre modi: con il corpo, con la parola e con la mente. Le azioni fisiche sono ovvie e un semplice movimento, come quello di premere un grilletto, possono avere conseguenze enormi.
Anche il linguaggio può dare origine ad effetti dannosi o curativi che si propagano ovunque.
Invece pochi si rendono conto che la mente è sempre in funzione producendo karma anche se il corpo è fermo e la voce ha un tono calmo.
Chi ha praticato per un pò di meditazione può rendersi conto di quanta azione ci sia nel pensiero.
L’azione della mente, ci insegna il Buddhismo, è guidata dall’intenzione o volizione (cetana), questo è il punto chiave per comprendere cosa sia il karma.

Dietro ogni pensiero che sorge vi è un’intenzione

L’attenzione è continuamente attirata da pensieri diversi che si susseguono senza sosta, mentre il flusso della coscienza scorre (nello Zen viene rappresentata tradizionalmente da una scimmia si dondola da un ramo all’altro).
Dietro ogni pensiero che sorge vi è un’intenzione, un atteggiamento o una risposta emotiva originata da un flusso di karma che scorre parallelo.
Queste intenzioni sono modellate da qualcosa accaduto prima che daranno poi origine a pensieri ed azioni che seguiranno poi.
Con il tempo si verranno a formare degli orientamenti (anusaya), delle tendenze abituali nel comportamento, nell’agire come conseguenza di queste azioni mentali.
Il ciclo si ripete all’infinito: coltivando pensieri di rabbia o di gentilezza, ci sentiremo più arrabbiati o più gentili e le nostre azione rifletteranno questo nostro sentire.
Il lupo che viene nutrito, vince*.

Siamo i fautori del nostro karma

Ereditiamo cosi il ​​”vecchio karma” da precedenti azioni/inclinazioni, un “regalo” che riceviamo da un precedente io (vicino o lontano nel passato).
Ma ogni momento creiamo anche un “nuovo karma” poiché ogni intenzione o azione dà origine a un’altra conseguenza, quindi è anche un regalo che lasciamo in eredità ad un sé futuro.
In questo modo, siamo sia gli eredi del nostro (passato) karma, sia i fautori del nostro (futuro) karma. Non possiamo scegliere ciò che ci accadrà, anche nella nostra mente, ma però possiamo ogni volta scegliere come reagire.
Le nostre risposte possono aiutarci, guidandoci verso una maggiore comprensione della realtà, oppure possono essere dannose, guidandoci invece verso la sofferenza.
Non è che il karma sia buono o cattivo, piuttosto costruirlo è un’abilità che deve essere compresa.
Il tuo destino è nelle tue mani. In bocca al lupo.

 

*Dall’inglese: Which wolf gets fed wins the day
Espressione tratta da un antica storia Cherokee

Karma, coltivare la propria vita